giovedì 17 giugno 2010

RECENSIONE SARA’ MAGIA (Uncertain Magic) di Laura Kinsale

Prima edizione: 1987 by Avon Books



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Emozioni no.16, aprile 2010


Ambientazione: Inghilterra/Irlanda 1797


Livello di sensualità: hot (bollente)


Voto/rating: 8+/10






Ci sono confini che varchiamo nonostante migliaia di soldati, altri, i nostri, non li varchiamo mai. Le nostre paure e i nostri limiti ci spaventano più che un intero esercito. Ciò che non possiamo modificare, e che non siamo in grado di accettare, ci consuma dentro senza sosta. Si possono cambiare tante cose con la volontà e con la lotta, ma molte ingiustizie no, e proprio quelle, le più pesanti ed a volte terribili, dobbiamo in un modo o nell’altro apprendere come sopportarle. Per alcuni sarà la disgrazia di essere nato nel luogo e nella classe sociale sbagliata, per altri l’esser costretti a subire continue angherie senza potersi ribellare o perlomeno rendere pan per focaccia, per certuni ancora l’impossibilità di essere normali e mescolarsi con gli altri. Roderica Delamore non conosce la quiete assoluta, o il poter guardare qualcuno negli occhi senza che questi ritragga i propri a disagio; non sa che significhi essere accettata, sentire che qualcuno non solo cerca la sua compagnia, ma si trova bene vicino a lei. Al suo apparire la gente si divide come la acque del Mar Rosso, lasciandola sola e con la testa e il corpo invasa dagli altri. Roderica, Roddy, infatti ha un dono splendido e spaventoso al contempo: percepisce i pensieri e le emozioni di chi le sta accanto, siano essi umani od animali. Non ci sono segreti per lei, soprattutto e purtroppo per la sua famiglia che, benché la ami a modo suo e stoicamente tolleri questa “maledizione” che si manifesta nei propri membri di sesso femminile, in fondo la teme e sarebbe sollevata di non averla più intorno. Roddy, dal canto suo, sogna di liberarsi di questa capacità e avere un’esistenza almeno un poco comune: un marito e dei figli, un traguardo scontato e banale per molte donne, non per lei tuttavia. Il fato è in ascolto e risponderà alle sue preghiere in modo efficace: mettendo sulla sua strada un uomo bello, misterioso e dalla famigerata reputazione di depravato: Faelan Savigar, conte di Iveragh. Anche di fronte a Iveragh la gente si scosta e fugge disgustata, cercando di evitarne la presenza in tutti i modi. Un reietto, come lei. Un diverso, come lei. E l’unica persona di cui non riesce ad ascoltare i pensieri. Il silenzio, finalmente. L’opposizione di parenti ed amici non dissuaderà Roddy dallo sposare Faelan, solo con lui è convinta di avere una minima prospettiva di tranquillità. Un matrimonio di convenienza per entrambi: lei avrà un’esistenza lontana da suoi, lui i soldi per pagare gli ingenti debiti della sua proprietà in rovina in Irlanda. O forse no, forse tutti e due si sono riconosciuti l’uno nell’altra con una semplice occhiata, forse i loro corpi hanno ammesso, ancor prima della ragione, di aver trovato l’unica metà accettabile, quella in grado di completarli. Due quasi estranei che dovranno imparare a conoscersi e a permettere a loro stessi di amarsi, ancor prima di amare l’altro.



Sarà magia ha un inizio folgorante, ovvero la descrizione tesa e intensa del cuore di uno stallone che mentre sta correndo una gara, comincia ad avvertire forti spasmi e che tuttavia non smette di galoppare. Mentre i crampi gli invadono ogni fibra del corpo e il dolore rischia di schiantarlo, lui continua a correre e correre, sempre più forte, senza fermarsi, indomito e tenace, pronto a tagliare il traguardo e a vincere, per non deludere chi lo sta montando. Anche a costo della sua stessa vita. Per un attimo anch’io, come Roddy, sono stata dentro quel cavallo e ho tremato con lui e patito le sue sofferenze, paventando che il mio cuore si spezzasse. Basterebbe solo questa scena, queste poche pagine per consegnare Laura Kinsale nell’Olimpo delle grandi autrici, quella scrittrici di razza che ti trascinano nel mondo da loro creato e ti ammaliano con la potenza, l’eleganza, la raffinatezza di una prosa che è quella di chi ha veramente talento, della letteratura con la L maiuscola. Un’autrice che incidentalmente scrive romance, col rischio di essere forse troppo raffinata per palati che magari, a volte, preferiscono di gran lunga personaggi, trame e una scrittura più elementari. Autrici come Laura Kinsale sono la ragione per cui leggo, e con fierezza romance, mentre altre mi imbarazzano decisamente. Questo romanzo è davvero magico, ti rapisce dall’incipit riuscendo in due imprese difficilissime: fondere naturalmente e credibilmente elementi realistici e soprannaturali, mantenendo incertezza e mistero fino all’ultimo e regalarci uno splendido, virile, caldo, meraviglioso e seducente eroe, mostrandocelo solo dal punto di vista di Roddy. Il libro infatti è tutto narrato dalla prospettiva della protagonista, ma incredibilmente la figura di Faelan non ne soffre affatto, perché la Kinsale è bravissima a presentarcelo attraverso le sue azioni, anziché descriverlo attraverso i suoi pensieri. Ci viene detto come è realmente, non ciò che si dice di lui, errore di molti, troppo romanzi. Insieme a Roddy lo scopriamo e lo capiamo man mano che le pagine avanzano, partecipando dei suoi dilemmi, dei suoi dubbi, del suo desiderio per il marito, come della voglia di abbandonarsi a un sentimento che aveva sempre ritenuto le fosse precluso. Come sempre per il tramite di lei, siamo in grado di vedere i tanti e sottili cambiamenti che avvengono in Faelan. Se Roderica è una ragazza ben più saggia della propria età, profonda, rassegnata ma anche generosa, aperta, pragmatica e affamata di passione, altresì Faelan è così abituato ad essere respinto, accusato e disprezzato, che nemmeno la sua carriera di seduttore è oramai capace di smuovere nulla dentro di lui. Il loro amore istintivo li porterà a confrontarsi coi lati più bui di loro stessi, quella zona talmente oscura che tutti preferiremmo ignorare, a nutrire e realizzare sogni a lungo repressi, a comprendere che l’unica vera ricchezza che abbiamo è la stima e la fiducia incondizionata di chi ci ama veramente. La maturazione, intrecciata alla storia drammatica e tragica dell’Irlanda, terza protagonista della del libro, sarà dolorosa e lunga sia per Roddy che per Faelan e quando si diranno “ti amo” non saranno una vuota e facile frase, bensì ottenuta pagando un prezzo alto, perché la felicità e l’amore vero, costano sempre e molto, altrimenti sono solo una pallida imitazione del sentimento. La Kinsale ci ricorda anche che il mondo intorno a noi vibra e pulsa, che non tutto può essere spiegato con la logica e che la nostra anima, in positivo o in negativo, è l’arma o la risorsa più potente che abbiamo.



Un romanzo appassionante ed emozionante, che commuove e fa riflettere e non pare certo scritto la bellezza di ventitré anni fa, (se confrontato con la roba che usciva negli anni ottanta, questo è un capolavoro assoluto) anzi è tuttora avanti rispetto a molti libri che escono ai giorni nostri, per i temi che tratta, per come li tratta, e per la forza dei suoi protagonisti. Allora perché non dargli un bel 9? Il finale è troppo veloce e scioglie solo parzialmente certi importanti nodi della storia, che meritavano una maggiore attenzione, invece assorbita inutilmente dalla rivolta irlandese e in alcuni punti Roddy, che in genere sostiene incondizionatamente il marito, è pronta a credere, senza dubbio alcuno e senza concedergli un contraddittorio, il peggio di lui. Ora, pur se questo è nella realtà, oggi come all’epoca, un atteggiamento diffuso tra molta gente, che senza elementi e con estrema arroganza, aggredisce ed impone agli altri i propri pregiudizi, nella finzione risulta fastidioso e stonato riguardo alla figura di Roddy, altrimenti molto equilibrata, trasformandola in una ragazzina petulante ed ottusa, quale lei non è. Però se avessi letto questo volume nel 1987, gli avrei dato un 11.

mercoledì 2 giugno 2010

RECENSIONE L’AMANTE DELLE TENEBRE (The Companion) di Susan Squires

Prima edizione: 2004 by St. Martin’s Press



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Dark Passion no.1, aprile 2010


Ambientazione: regency, Egitto/Inghilterra 1818


Livello di sensualità: warm (caldo)

Voto/rating: 7,5/10

Collegamenti ad altri libri: primo volume, in ordine consigliato di lettura, della composita serie denominata appunto The Companion di cui questi sono i principali romanzi:

1 - L'AMANTE DELLE TENEBRE (The Companion) (1818) – protagonisti Ian Rufford e Elizabeth Rochewell

2 - The Hunger (1811) - protagonisti Beatrix Lisse e John Staunton, conte di Langley

3 - The Burning (1820) - protagonisti Stephan Sincai e Ann Van Helsing

4 - One with the Night (1821) - protagonisti Callan Kilkenny e Jane Blundell

5 - One with the Shadows (1821) - protagonisti Gian Urbano e Kate Sheridan

6 - One with the Darkness (timetravel: Inghilterra, 1821 - antica Roma) - protagonisti la contessa Donatella Margherita di Poliziano e Jergan

7 - Time for Eternity (timetravel: Francia, 1794 - America, giorni nostri) - protagonisti Frankie Suchet e Henri Foucault – questo romanzo appartiene anche alla serie “Da Vinci“.


Sole, sabbia, sudore. E rovine sepolte, deserti infiniti, oasi introvabili. Carovane interminabili, cammelli pulciosi. Marce stremanti, frustate sferzanti. Piedi che sanguinano, corpi, che cedono Un calore ustionante, una sete insaziabile. Questo è quello che per due interi anni conosce Ian Rufford, una volta sfaccendato e gaudente gentiluomo inglese, ora schiavo senza nome e senza identità il cui unico scopo è sopravvivere alla giornata senza troppe ferite. Salvo e libero per miracolo, Ian viene trovato e soccorso dai connazionali di una base militare e sogna di poter tornare in Patria per dimenticare il terribile incubo che ha vissuto e rifarsi una vita. Purtroppo anche se non porta più le catene, Ian è più prigioniero di prima. Un nemico insidioso e mortale si annida dentro di lui, un compagno indesiderato che però è anche la vita stessa che lo anima, un compagno che lo rende inumano ma da cui è impossibile separarsi.

Anche la vita di Elizabeth Rochewell si è svolta tra sole, sabbia, sudore, carovane e rovine. Il padre archeologo l’ha trascinata con lui fin da quando era poco più che una bambina. Per lei non esiste altro modo di vivere e quando il padre muore, a causa di un incidente durante una spedizione, Beth si sente orfana due volte: del genitore e della possibilità di continuare con l’unica esistenza che conosce e ama. Senza più un uomo a proteggerla, Beth dovrà andare dai parenti del padre in Inghilterra, e trasformarsi in qualcosa che non è in un mondo che conosce appena. Una sciocca ragazza interessata solo a vestiti, famiglia e frivolezze in una nazione fredda e piovosa. Lei che è una donna intelligente, colta, indipendente. Incapace di ipocrisia e amante dell’avventura. Lei che è bassa, scura e poco attraente come la madre egiziana. Una mezzosangue che si sente a proprio agio solo quando è alla ricerca di antichità, col sole a picco che le incombe sulla testa e il fuoco che le scorre nelle vene per l’eccitazione della scoperta. Sul ponte della nave che li sta riportando in Inghilterra, Ian e Beth, due solitudini, due angosce, si incontreranno, si scontreranno e impareranno infine a conoscersi, svelandosi l’uno all’altra, oltre i pregiudizi e le paure. Oltre l’impensabile. Trovando forse, nella loro unione, l’unica possibilità di salvezza dai propri demoni.



La nuova collana della Mondadori non poteva avere inizio migliore e più azzeccato. Un libro dalle atmosfere gotiche da cui è difficile staccarsi una volta iniziata la lettura. Avevo deciso di leggere per primo il libro della Dodd, ma una volta cominciato questo romanzo, sono stata rapita dalla storia. La lenta rivelazione delle vicissitudini di Ian e della sua trasformazione mi hanno appassionata e commossa, perché il male che lui si trova a combattere, per quanto prima di controvoglia e poi consapevolmente, non è solo esterno, ma prima di tutto interno. Le sue debolezze, i suoi vizi e la sua incapacità a conviverci, erano già presenti prima del cambiamento, solo che Ian li reprimeva e si girava dall’altra parte senza affrontarli. Similmente Beth, che pure è intrepida, quando si tratta di sé stessa e delle proprie passioni, diviene codarda, in parte per timore dell’ostracismo di una società che vuole le donne solo mogli e madri sottomesse, in parte per la paura di assumersi la responsabilità dei propri desideri. Incrociare Ian la obbligherà a fare i conti coi segreti della sua anima e coi reali rischi che si corrono quando si cerca di realizzare le proprie ambizioni più profonde, ovvero una terribile disfatta, ma anche la possibilità della riuscita e del peso che questa comporta. Ian, eroe suo malgrado, dimostrerà una forza morale che lui stesso non sospettava di possedere e la sua battaglia contro il Compagno gli farà realizzare che forse, anche dal male e dalla disgrazia, possono nascere l’amore e la vita. Una coppia quella dei protagonisti, tra le più belle ed interessati di questi ultimi mesi, dove sia l’eroe che l’eroina sono intensi alla stessa maniera, sollecitando la nostra identificazione ora con l’uno ora con l’altra. Forse l'unico neo di questo romanzo è quello di non aver dedicato maggior spazio alla storia d'amore, che a volte passa in secondo piano rispetto al resto. La Squires scrive benissimo, con uno stile sobrio ma piuttosto evocativo e con un essenziale senso del ritmo che è fondamentale per trame di questo tipo. Attendo con ansia un nuovo volume di questa serie e lo consiglio a tutte tranne alle allergiche al paranormale.