sabato 13 novembre 2010

RECENSIONE LA SPOSA IN BIANCO (Vision in White) di Nora Roberts

Prima edizione: 2009 by Berkeley

Edito in Italia da: Leggereditore, ottobre 2010

Formato: trade paperback

Traduzione di: Federica Ressi

Ambientazione: contemporanea, USA

Genere: women’s fiction

Livello di sensualità: warm (tiepido)

Voto/rating: 8-/10

Collegamenti ad altri libri: è il primo volume della serie “The Bride Quartet” così composta:

1- LA SPOSA IN BIANCO (Vision in White)

2- Bed of Roses

3- Savour the Moment

4- Happy Ever After



Il bianco è il colore della purezza, il colore dell’innocenza, il colore della pulizia. Ma è anche il colore principale degli abiti da sposa, dei desideri ancora da realizzare e delle pagine della nostra vita ancora da scrivere, così come della neve. Il bianco è decisamente il colore di questo libro, perfettamente espresso dal titolo originale Vision in White. In un Connecticut ricoperto da un manto nevoso tutti questi elementi sono protagonisti, insieme a quelli in carne ed ossa, del romanzo.
La tosta Mackenzie Elliott ha fondato insieme alle amiche di una vita Emma, Parker e Lauren, Promesse un’agenzia di wedding planning, eppure è un’incallita single, apparentemente per convinzione, in realtà per paura di soffrire e per timore di essere incapace di instaurare una relazione positiva e durevole. Il successo, personale come fotografa, e collettivo dell’agenzia, assieme alla profonda amicizia con le sue socie, sono il fulcro e il motore della sua esistenza. Mac non cerca e non si aspetta di imbattersi nel principe azzurro, benché abbia aiutato molte coppie a coronare il loro sogno di felicità. Incontrare quindi, dopo tanti anni, un suo ex compagno di liceo, venuto nella sede della società come fratello della sposa/ potenziale cliente di Promesse e sentirsene immediatamente attratta non la impensierisce più di tanto. Anche perché Carter, insegnante di letteratura inglese al liceo, non è certo quel che si dice un seduttore: è impacciato, si imbarazza ed arrossisce, manca di quella sicurezza tipica del maschio aduso alle conquiste. Mac ritiene di potersi concedere un flirt senza conseguenze, sottovalutando la tenacia, la determinazione e la generosità di Carter, che le si insinueranno sotto pelle, indebolendo pian piano le difese che Mac ha eretto intorno al suo cuore per farla aprire all’impensabile, ovvero progettare un intero futuro, e non scampoli rubati di qualche settimana o mesi, con un uomo.

La trama di questo libro è semplice e sicuramente già letta e riletta, tuttavia Nora Roberts, come solo i grandi scrittori sanno fare, sa renderla tesa, accattivante e vibrante, nonché molto divertente in diversi punti. Fin dalle prime pagine siamo attirati dentro la storia e dentro i personaggi, dai principali ai secondari, tutti solidi e credibili. Seguiamo il lento e ragionato avvicinarsi di Mac e Carter, i loro dubbi, le loro speranze, le loro sconfitte. Il loro desiderio a un certo punto, di riconquistare, in un certo qual modo l’innocenza perduta, cancellando esperienze dolorose e negative per poter approdare vergini nell’animo a una nuova relazione. Di credere che i nuovi inizi siano possibili, che sia possibile cambiare e quindi ricominciare.
Mac pare una donna realizzata, forte, dinamica, che come molti maghi dell’obiettivo, vive le emozioni vicariamente attraverso quelle dei soggetti delle sue fotografie e la sua unione con un tipo come Carter sarebbe sulla carta improbabile. Ma come spesso accade nella realtà, e qui la Roberts ci descrive con grande maestria, sono forse queste le relazioni destinate ad avere migliore riuscita. Un innamoramento graduale e realistico tra persone complementari, che seguiamo passo passo senza mai annoiarci e desiderando sfogliare la pagina successiva per scoprire cosa accadrà. Il merito, va detto, è anche del personaggio di Carter, un meraviglioso e non scontato eroe beta, anziché il solito sciupa femmine dallo sguardo assassino, del tipo: l’uomo che non deve chiedere mai. Carter è un intellettuale simpatico, complicato a volte goffo e timido, ma molto appassionato, quello che a me sarebbe tanto piaciuto avere come insegnante (in realtà quasi tutti i professori liceali e universitari sono dei brutti e vecchi babbioni piuttosto lumaconi!). Un uomo che sa come restare accanto alla sua compagna e sostenerla, superando i propri limiti e i propri freni. Io l’ho trovato delizioso e davvero rinfrescante. Purtroppo l’autrice non dedica sufficiente spazio ad approfondire e spiegare il rapporto morboso di Mac, una vera combattente, con l’odiosa madre che la vampirizza psicologicamente ed economicamente e che dovrebbe essere pure alla base della sua reticenza a legarsi, ma a parte questo il romanzo non ha grandi mancanze, se non una certa prevedibilità, che però in questo caso è anche piacevolmente rassicurante. Dopo un’invasione di chick-lit e paranormali, non sempre di buon livello, finalmente un libro contemporaneo tradizionale nei temi e nello stile narrativo, con una storia ben congegnata e ben condotta, che non ha bisogno di nessun effetto speciale o effettaccio per convincere. Senza essere un capolavoro è però uno di quei volumi da leggere per star bene, per riconciliarsi con la forza dei sentimenti quieti ma perseveranti, per tenerci al caldo in queste sere d’inverno alle porte. Per avere la nostra dose giornaliera di buonumore. E poi, lasciatemelo dire per una volta, la copertina è davvero bellissima!

venerdì 29 ottobre 2010

martedì 26 ottobre 2010

Cosa piace fare ad Amélie



Un altro film meraviglioso e una protagonista con cui ho molto in comune...

martedì 5 ottobre 2010

RECENSIONE MUORI PER ME (Die for me) di Karen Rose

Prima edizione: 2007 by Vision

Edito in Italia da: Leggereditore, settembre 2010

Formato: Trade paperback

Traduzione di: Arianna Gasbarro

Ambientazione: contemporanea, USA

Genere: romantic suspense

Voto/rating: 8,5/10



Un corpo immobile, abbandonato in un sonno indotto, ignaro della sua condizione e che quelli saranno gli ultimi sogni che farà. Pian piano, il risveglio: la confusione, lo spaesamento, i ricordi che riaffiorano faticosamente. Infine la consapevolezza, degli arti legati strettamente, del luogo squallido da cui non ci sarà fuga, dell’odore della paura che aleggia nell’aria. Poi giunge il carceriere, calmo, sicuro, eccitato. Prepara i suoi strumenti di lavoro, strumenti di tortura per le sue vittime, strumenti di estasi per lui. Incidere la carne, strappare gli organi, separare i tendini dalle ossa, e ascoltare le grida e le suppliche di quei corpi impotenti, vederli contorcere dal dolore e dalla disperazione. Vederli infine cedere alla morte e registrare quel momento in cui si passa dallo strazio supremo al nulla assoluto: il culmine di ogni piacere.
Corpi immobili, massacrati, celati dalla terra nel loro orrore, composti come effigi. Corpi che una volta erano persone, che erano figli, compagni, amici di qualcuno. Vito Ciccottelli detective della polizia di Philadelphia e Sophie Johannsen archeologa specializzata nel medioevo, che è stata chiamata come consulente, sono pietrificati e angosciati dalla scoperta di un terribile cimitero di senza nome. Una scoperta casuale eppure drammatica, l’opera di un serial killer spietato, l’opera di un essere che di umano non ha più nulla. Un assassino che potrebbe scegliere proprio Sophie come prossima preda.
Vito e Sophie sono due anime delicate, sotto una scorza di una certa durezza, due persone che hanno avuto la loro bella dose di sofferenza, due persone in fondo sole, ma anche due persone che vorrebbero amare ed essere amate, che cercano quella casa che solo il cuore può dare. Due individui che nonostante i loro limiti e le loro fragilità si getteranno in quell’avventura senza paracute che è innamorarsi, perché di fronte agli abissi dell’orrore e della depravazione più assoluta, sono l’amore e la luce a dover prevalere.

Iniziare a leggere questo libro, significa non riuscire a staccarsene, ti inchioda fino all’ultima pagina e si entra in una sorta di apnea che ci permette di espirare solo all’ultima pagina. Karen Rose è un’autrice straordinaria, con un talento naturale per il thriller e un raro dono per la scrittura. Lo stile è semplice e mai banale, molto curato eppure estremamente evocativo, con poche parole si è già immediatamente dentro la storia e la si vede in technicolor, quasi si percepiscono gli odori. Inoltre la Rose è bravissima nel creare e definire nettamente, con qualche pennellata, tutti i personaggi, da quelli minori ai principali, riuscendo a tenere le fila di un racconto ricco e complesso e delle sue tante voci senza mai perdersi e soprattutto senza perdere di verosimiglianza e complessità. E’ evidente che dietro il romanzo c’è molto studio, niente è approssimativo o vago in Muori per me, tutti i dettagli sono curati e contribuiscono a mantenere alta la tensione.

I protagonisti sollecitano immediatamente e abilmente l’identificazione: Vito bello, forte, ma anche sensibile, generoso, passionale; Sophie bellissima, intelligente colta, ma insicura, insoddisfatta e ferita. Vogliono sentire l’amore fluire nei loro corpi e nelle anime, desiderano far vivere quella parte del loro cuore che è andata in letargo, nonostante tutta la bruttura che li circonda, nonostante il pericolo e la morte li seguano dappresso. Non vogliono arrendersi, né dichiararsi sconfitti di fronte al male e all’egoismo supremo dei mostri: dichiarati o sotto mentite spoglie. Certo, la loro relazione è in qualche modo secondaria alla trama gialla e non potrebbe essere altrimenti, così come Sophie da una parte è un po’ troppo perfetta e dall’altra è un po’ troppo ingenua e inconsapevole, ma questi sono peccati veniali che non inficiano minimamente la qualità del libro.

La Rose mette tanta carne al fuoco, sorvegliandone attentamente la cottura e oso dire che di amore qui ce ne è molto, anche se non si tratta solo di quello romantico. C’è l’amore per il proprio lavoro, l’amore nei confronti dei colleghi e degli amici, l’amore per le vittime senza nome che attraverso le cure del medico legale e le indagini dei poliziotti riacquistano la loro dignità rubata e violata e possono riposare in pace, l’amore per le famiglie di sangue e quelle cercate. Le scene di Vito con i nipoti e i fratelli sono tenere e commoventi, come sono toccanti quelle di Sophie con gli zii e la nonna, che sono diventati i suoi genitori dopo l’abbandono della madre. Un amore necessario, direi, per contrastare la potenza del personaggio dominate di Muori per me: un serial killer tra i più terribili ci cui abbia mai letto e che tuttavia risulta ipnotizzante come lo sguardo del cobra prima di colpire. L’autrice ci fa entrare nei recessi della sua mente perversa con assoluta naturalezza e con grande acume, legandoci al punto da renderci quasi complici, perché per quanto inorriditi, è impossibile smettere di seguirlo.

Se amate il thriller e il romantic suspense, che lo ricordiamo non è affatto un romance, non perdetevelo, la scrittrice è talmente brava da coniugare il lieto fine con una storia drammaticissima.
Da comprare, immediatamente (anche perchè costa solo 10 euro a fronte di quasi 600 pagine...).

Potete leggere un estratto qui:


http://www.fanucci.it/catalogo/1028/files/EstrattoMuoriperme.pdf

lunedì 4 ottobre 2010

domenica 3 ottobre 2010

venerdì 1 ottobre 2010

Oggi sono ospite su Parole e pensieri in libertà!

Nonostante io sia riservata all'eccesso, la cara Libera mi ha invitata sul suo blog per presentarmi insieme ad altre autrici che pubblicano a puntate sul web e io ho accetato volentieri. E' un' iniziativa lodevole e interessante che mi ha permesso di conoscere altre scrittrici della rete.

http://freecora.splinder.com/post/23388064/blog-a-puntate

martedì 28 settembre 2010

Cappello a cilindro - Dancing Cheek to Cheek - Fred Astaire and Ginger Rogers



Meravigliosi, inarrivabili, divini! Una coppia inimitabile che sembrava volare e non danzare. Una lezione di stile e di classe. La potenza del ballo elevata ad arte.

mercoledì 15 settembre 2010

RECENSIONE MENAGE di Emma Holly

Prima edizione: 1998 by Black Lace (inedito in Italia)

Formato: paperback

Ambientazione: contemporanea, USA

Genere: erotica

Voto/rating: 9/10 D.I.K.

Grado di sensualità: burning/ estremo



Kate corre con le sue Adidas per le strade di Philadelphia. Corre verso la sua bella casa dopo una giornata di duro ma produttivo lavoro nella libreria di cui è proprietaria, contenta per aver trascorso altre ore lontano da sé stessa e dalla sua solitudine, immersa in una fuga perenne. E’ una donna indipendente Kate, non ha bisogno di nessuno, si racconta; basta a sé stessa dopo che il marito l’ha abbandonata per una ragazzina appena diplomata. Entra nella sua dimora bicentenaria e si spoglia a mezzo, convinta di essere sola, poiché i due giovani universitari a cui ha affittato una stanza sono a lezione. Comincia a salire le scale quando dei gemiti soffocati provenienti dalla sua stanza la bloccano in corridoio. Riconosce l’espressione del piacere cercato e condiviso Kate, sa che dovrebbe fermarsi e andarsene. Ma non vuole, non può. Quei suoni di corpi in cerca di appagamento la attraggono inesorabilmente. Avanza, incerta ed eccitata insieme, e socchiude l’uscio: due uomini sono avvinti in un abbraccio bollente, bramosi di godimento. E lei non può che guardare e desiderare di essere parte anch’essa, per una volta, di un abbandono ai sensi di cui non è mai stata partecipe, ma solo spettatrice. Non le importa che Sean e Joe, i suoi coinquilini, stiano usando il suo letto, vuole solo non essere più un’esclusa. Vuole assaporare la carne delicata del romantico Joe, che sa essere infatuato di lei e conoscere cosa si prova a darsi ad un apparente cinico come Sean, che si dichiara gay ma che la provoca in continuazione. Sarà l’inizio di un viaggio sconvolgente e travolgente per i tre, che saranno costretti a confrontarsi coi propri démoni e con le proprie paure e comprenderanno presto due verità fondamentali: i giochi non sono mai solo tali e non è possibile separare il corpo dall’anima.

Inizia così, con un pugno allo stomaco, uno dei migliori romanzi erotici che abbia mai letto. Uno di quei libri che una volta chiusi ti rimangono dentro, indugiando nella mente come un profumo nell’aria. Come è tipico del genere ci sono diverse esagerazioni ed alcuni punti irrealistici, (i personaggi son quasi sempre belli, ricchi e di successo), poiché é assodato che le preoccupazioni materiali sono nemiche della passione e che nessuno riuscirebbe a sognare con dei protagonisti veramente brutti e sfortunati su tutti i fronti. Ma a parte i suddetti peccati veniali, questa è la storia di un terzetto favoloso, tre individui interessanti e affascinanti singolarmente, che però acquistano senso solo insieme. Una perfetta geometria di corpi e cuori che è incompleta senza uno qualsiasi dei tre lati del triangolo. Ben prima che certe trame diventassero di moda, senza alcun intento facilmente provocatorio e con una profondità rara e preziosa, Emma Holly scandaglia tre anime attraverso il sesso, che di volta in volta è tenerezza, lussuria, affetto, autopunizione, estraniamento, vendetta, dolore, esaltazione, fantasia, amore, unione. Ogni volta che Kate, Sean e Joe si toccano e si congiungono, in varie combinazioni e situazioni, noi apprendiamo qualcosa su si loro. Capiamo insieme a loro, soffriamo insieme a loro, sogniamo insieme a loro. Le scene erotiche, forti, potenti e mai noiose, in nessun caso sono solo fini a sé stesse, bensì fanno parte di un percorso di crescita dei personaggi e dei rapporti nelle relazioni. Tutti e tre diventeranno adulti alla fine del romanzo, dopo aver lasciato cadere le maschere e le corazze per perdersi gli uni negli alti, anche correndo il rischio di perdere sé stessi e gli altri. E come in tutte le evoluzioni ci saranno delle scelte da compiere, dei prezzi da pagare, delle rinunce da effettuare. E in questo cammino anche noi, come Kate, non riusciremo ad rimanere semplici spettatori, ma diverremo involontari attori in una recita che è solo in parte finzione e per il resto parla alla nostra parte più intima, dove fantasie e desideri inconfessati si fondono con la necessità di essere disperatamente voluti ed accettati da qualcuno.

Kate è una persona che si illude di poter essere una monade, dopo che la famiglia prima e il marito poi, l’hanno fatta sentire una pessima imitazione di femmina, una mezza donna che si deve accontentare degli scarti. Sean è un ragazzo difficile e scontroso, proveniente da una famiglia disgregata che ha ricevuto poco affetto e che ha imparato presto a badare a sé stesso, proteggendosi dalla sofferenza con un muro impenetrabile. Joe, il più equilibrato dei tre, sente però la necessità di dimostrare il proprio valore a chi lo considera un ragazzo poco determinato e soprattutto a Kate, che lui ritiene la donna della sua vita. Tutti e tre sono alla ricerca di sé stessi e di qualcuno a cui in fondo, aprirsi e sottomettersi e ciò che troveranno non era quello che avevano preventivato o programmato. Le catene dei sentimenti e dei sensi, sono molto più resistenti e limitanti di quelle di metallo. Ti avvolgono e ti imprigionano senza che tu te ne accorga, come un serpente tra le sue spire. Però in fondo, è in questo tipo di limitazione che si scopre la vera libertà: quella di decidere di essere noi e non più solo io.

Un libro commovente, intelligente e intrigante, mai facile o scontato né tantomeno volgare, poiché Emma Holly è davvero magistrale nell’erotico, come poche altre scrittrici. Consigliatissimo per chi ama il genere o vuole provarlo e per chi non ha problemo con il sesso molto esplicito. Onestamente l’ho trovato molto romantico e sentito, più di altri romanzi dichiaratamente sentimentali. E confesso di averlo letto più di una volta...

martedì 14 settembre 2010

L'ultimo samurai - scena della vestizione prima della battaglia.




Una scena di elegante e rarefatta sensualità, che ci ricorda come i sentimenti più profondi vengano espressi con estremo pudore senza per questo essere meno intensi.

domenica 5 settembre 2010

RECENSIONE LA DODICESIMA VITTIMA (Blood Game) di Iris Johansen +RECENSIONE OLTRE LE APPARENZE (Blood Born) di Kathryn Fox

Prima edizione: 2009 by St. Martins’ Press

Edito in Italia da: Leggereditore, agosto 2010,

Formato: Trade paperback

Traduzione di: Giulia Antioco

Ambientazione: contemporanea, USA


Genere: romantic suspense/ paranormal


Voto/rating: 7+/10






Prima edizione: 2009 by Harper


Edito in Italia da: Leggereditore, luglio 2010

Formato: Trade paperback

Traduzione di: Stefania Rega

Ambientazione: contemporanea, Australia

Genere: medical thriller

Voto/rating: 8,5/10





Una linea scarlatta: sottile sul collo di Giverny Hart, profonda e leggermente sfrangiata su quello di Nancy Jo Norris. Due giovani corpi costretti a una morte precoce da carnefici invisibili e imprendibili. Il sangue di Giverny intrappolato all’interno, quello di Nancy Jo sparso e raccolto in sacrificio; un sangue che grida vendetta, un sangue che chiede giustizia. Un sangue che sporca le mani di uomini feroci e prepotenti, uomini che si arrogano il diritto divino di prendere vite solo per il proprio piacere e il proprio divertimento. Ed è il sangue ad unire due donne in due continenti diversi: Anya Crichton, patologa forense in Australia ed Eve Duncan, scultrice forense, negli Stati Uniti. Anya lotta contro il tempo e contro un sistema giudiziario che tutela i colpevoli e offre in olocausto le vittime, per salvare altre giovani donne dalla violenza dei fratelli Harbourn, stupratori e assassini per diletto che nessuno riesce mai ad incastrare. La piccola Giverny, nemmeno maggiorenne, non è riuscita a sopravvivere ed è stata inghiottita da un male dilagante che sembra più forte di qualsiasi bontà e di qualsiasi possibilità di vera redenzione, ma Anya non vuole né può arrendersi e non rinuncia a perseguire giustizia e verità. Così come Eve Duncan, nonostante gli anni di sofferenze, di umiliazioni e di vicoli ciechi, non abbandona le ricerche del cadavere della figlioletta settenne rapita da un assassino senza nome e senza volto, eppure presente come un cancro nella sua vita. Il ritrovamento di Nancy Jo Norris, sgozzata non lontano dalla sua abitazione, trascinerà Eve, il compagno Joe Quinn detective della polizia di Atlanta, e la figlia adottiva Jane in una nuovo incubo in cui gli spiriti dei morti e le anime dei vivi si uniranno per catturare Kevin Jelak, ennesimo serial killer prodotto dal sonno delle coscienze.

Considerato che sono dei thriller, non aggiungerò altro sulle trame di questi due nuovi romanzi, con cui ha felicemente esordito la nuova casa editrice Leggereditore, a partire dalle copertine accattivanti ed eleganti, dal formato maneggevole ma di pregio e soprattutto dal prezzo davvero contenuto. I libri pur nella diversità di stili, (asciutto, essenziale ed efficace quello della Johansen, meno controllato e con qualche sbavatura, ma più emotivo e nervoso quello dello Fox), e di genere, (romantic suspense con elementi paranormali quello della Johansen, medical thriller quello della Fox), ci raccontano una grande storia. Quella di donne che si battono per degli ideali, che credono che la giustizia non sia solo un concetto astratto ma qualcosa da conquistare ogni giorno, che non si lasciano corrompere né demolire, che non mollano quando tutti gli altri mollano, che cadono ma si rialzano sempre. Che si piegano ma non si spezzano. Irritandoci, facendoci riflettere, commuovendoci

Sono sorelle Anya e Eve, con le loro fragilità e le loro certezze, con la loro frustrazione di fronte a un mondo dominato dai maschi e da logiche maschili di sopraffazione ed aggressione. Non sono superdonne Anya ed Eve, sono donne capaci ma normalissime, donne che potremmo conoscere o che forse conosciamo senza saperlo. Così come le vittime in questi romanzi, quelle di cui nessuno parla nemmeno nella realtà, quelle che non hanno voce, diventano qui protagoniste e ci parlano. Descrivono un mondo da cui spesso, noi che leggiamo anche romance, cerchiamo di fuggire, sognando principi azzurri e regni dorati e lieti finali. Però, ogni tanto, è bello confrontarsi non con donne che trovano la realizzazione in un uomo né che hanno bisogno di essere salvate dall'eroe di turno. Anya ed Eve si salvano da sole e gli uomini sono dei partner scelti consapevolmente e non per mero ed anonimo bisogno. Perché siamo noi donne che perennemente combattiamo, spesso senza appoggi, le battaglie più grandi.



Se volete leggere due bei libri coinvolgenti scritti da donne, per le donne e che nulla hanno da invidiare a quelli scritti da colleghi uomini provate La dodicesima vittima e Oltre la apparenze, il primo ha una parte sentimentale più sviluppata e centrale alla trama, il secondo è un vero giallo forense teso, coinvolgente ed emozionante che vi conquisterà. Io credo che le amerete...

domenica 29 agosto 2010

RECENSIONE I DESIDERI DI UNA CORTIGIANA (Tempt the Devil) di Anna Campbell

Prima edizione: 2009 by Avon Books


Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Passione no.37, luglio 2010

Ambientazione: Inghilterra 1826

Livello di sensualità: hot (bollente)

Voto/rating: 7/10





Julian Southwood conte di Erith è bello, ricco e famigerato. Ha spezzato cuori e sedotto donne per mezza Europa senza rimorsi. E’ un uomo abituato ad avere ciò che vuole, quando vuole. E quello che vuole, tornato in patria dopo un’assenza di quindici anni, è la cortigiana più desiderata del paese, Olivia Raines.

Olivia dal canto suo, ha lavorato sodo per costruirsi la reputazione di migliore cortigiana in circolazione: è affascinante, sofisticata, intelligente e spietata. E’ lei a decidere chi accettare come cliente, a dettare le condizioni e soprattutto a decidere la durata della relazione. Olivia lascia sempre, non viene mai lasciata. Olivia ha tutti gli uomini ai suoi piedi e crede che anche con Erith sarà così, in modo da poter concludere in gloria una carriera che oramai le pesa moltissimo. Ma Julian, scoprirà ben presto, non è affatto malleabile e non desidera semplicemente le sue abili tecniche e le sue accurate recite, bensì ambisce a condividere con lei il piacere. Spaventata e scossa, Olivia farà di tutto per mantenere il controllo su quel rapporto e per dominare Julian, ma la determinazione di questi sarà più forte, tanto che alla fine scoprirà una parte di sé stessa che nemmeno sospettava, così come accadrà a Erith, che rimarrà impigliato nella sua stessa rete e dovrà anch’egli soccombere. Lei scoprirà la passione, lui scoprirà il sentimento.



Per una volta tanto il titolo italiano è più azzeccato di quello originale e va al nocciolo della questione: i desideri di una cortigiana. Quali sarebbero detti desideri e perché dovrebbero interessare a qualcuno? Le cortigiane, tariffe e benefit a parte, non avevano desideri da esporre ai loro clienti dato che il lavoro delle prostitute, di basso o alto bordo, era ed è quello di accontentare le voglie di chi sollecita i loro servizi, perciò parlare di desideri di una cortigiana è una contraddizione in termini. Lo è ancor di più considerato il protagonista maschile del romanzo: alfa all’ennesima potenza, prepotente, egoista, arrogante ed egocentrico. Un uomo che ha abbandonato i figli per quindici anni e che invece di passare del tempo con la figlia che sta per sposarsi e ricucire un rapporto, è sempre in fregola e ha in testa solo una professionista del sesso appena conosciuta. Ebbene, la Campbell ci vorrebbe far credere che questo modello di delicatezza e sensibilità, questo padre esemplare, che ha modi violenti anche a letto e fa solo ciò che più gli aggrada, si dedichi alla santa missione di far godere una sgualdrina frigida. Solo un uomo che ami profondamente o che rispetti moltissimo una donna perde tempo nell’assicurarsi che lei si apra, impari a conoscere e accetti il piacere. Non un uomo che le donne se le compra e che si è sempre disinteressato a cosa avessero nel cervello o nel cuore. Agli uomini non importa se le prostitute siano soddisfatte, solo che soddisfino loro e al limite fingano un’ estasi inesistente. D’altronde, buona parte di chi esercita questo mestiere è affetto perlomeno da anorgasmia, e ciò era risaputo allora come oggi. Quindi, è piuttosto assurdo che un tale personaggio e in un tale contesto storico e sociale, pretenda l’orgasmo dalla povera Olivia. Inoltre quella di far godere una prostituta è un’antica e radicata fantasia maschile: solo l’uomo più virile di tutti può riuscire in un’impresa simile; non per amore della prostituta è chiaro, ma per puro orgoglio e vanità. Dunque mi chiedo: che senso ha questa trama per un romance? Alle lettrici donne che importa di questa fantasia maschile? E come fanno ad identificarsi gradevolmente con una cortigiana o con un uomo di tal fatta? Ma più che altro, qual è il problema di Anna Campbell con il sesso a pagamento? Perché ce lo deve rifilare in ogni modo? E’ un’ossessione personale o lo fa per scandalizzare e vendere? Ancora non l’ho compreso. Apprezzo quest’autrice perché scrive molto bene ed è dotata per le scene hot, però onestamente questo libro non mi ha convinta. Olivia è un’eroina ben delineata anche se scontata e traboccante di clichees, tutti evidenti, (ben lontana dalla Francesca della Chase o dalla Coco della Ivory) e Julian, nonostante abbia dei bei momenti, rimane un immaturo vanaglorioso che non vede gli altri per ciò che sono ma per quello che gli fa comodo. Però, appunto, la Campbell è una brava scrittrice e sa quali corde muovere e quando muoverle; alla fine la lettura si rivela piacevole e decisamente superiore a tante altre. Però non mi ha coinvolta. Il libro precedente pubblicato in Italia era a mio avviso più riuscito e anche più sincero.

venerdì 6 agosto 2010

RECENSIONE JACOB (Jacob) di Jacquelyn Frank


Prima edizione: 2006 by Zebra Books



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Dark Passion no.4, giugno 2010

Ambientazione: contemporanea – Stati Uniti/Europa


Livello di sensualità: hot (bollente)

Voto/rating: 7-/10


Collegamenti ad altri libri: è il primo volume della serie paranormale Creature della Notte (“Nightwalkers”), così composta: 1 - JACOB (Jacob) - protagonisti Jacob e Isabella

2 - Gideon - protagonisti Gideon e Magdalegna


3 - Elijah - protagonisti Elijah e Siena

4 - Damien - protagonisti Damien e Syreena

5 - Noah - protagonisti Noah e Kestra




Ogni notte, il mondo dei non umani prende vita le creature della notte, vampiri, licantropi e demoni, si riappropriano di quell’universo che durante il giorno sono costretti a lasciare agli uomini. Germogliano come piante alla luce della luna. Si nutrono dell’oscurità. E ogni notte il demone Jacob, l’Esecutore, veglia affinché una delle leggi più sacre del suo popolo venga rispettata: mai accoppiarsi con gli umani. I demoni, infatti, sono talmente potenti e selvaggi duranti i rapporti sessuali che nessuna persona può sopravvivere ad una tale unione, col serio rischio tra l’altro di venir fatta a pezzi. Jacob previene i desideri lussuriosi dei suoi controllandoli e punendoli se li scopre in flagranza, e per questo suo ruolo è rispettato, temuto ma anche odiato. Per quattrocento anni Jacob non ha mai deviato dalla retta via, nessuna tentazione l’ha mai sfiorato finché una notte non incontra la minuta e sognatrice Isabella e la sua esistenza cambia improvvisamente: il desiderio e la passione lo travolgono, facendogli rinnegare i suoi valori e ciò in cui ha creduto fino a quel momento. Non importa il prezzo che dovrà pagare, Jacob non vuole rinunciare a Isabella e la proteggerà dagli altri demoni e dal misterioso nemico che li sta attaccando, pure quando Isabella si rivelerà essere altro dall’indifesa fanciulla che era apparsa all’inizio.

Se Lara Adrian e la Gena Showalter si sono palesemente ispirate a J.R. Ward, il modello di Jacquelyn Frank è Christine Feehan, a cui rimandano le atmosfere, il regno dei demoni e i protagonisti maschili assolutamente alpha. Per cui se volete un urban fantasy, avvincente, molto romantico e passionale questo è il libro che fa per voi. Ci sono tutti i cliches, sapientemente trattati, del genere: la damigella in difficoltà, ingenua e vergine ma che si accende non appena vede l’eroe; il protagonista molto mascolino, tutto d’un pezzo che tuttavia si scioglie come burro al cospetto dell’amata; le difficoltà ed i cattivi che congiurano per separare la coppia degli amanti; la predestinazione delle anime gemelle destinate a trovarsi e congiungersi. La parte migliore del romanzo, a mio avviso è la cosmogonia dei demoni (rigorosamente tutti con nomi biblici) inventata dalla Frank e le figure che popolano questa mondo sotterraneo - menzione particolare per il re Noah e la sorella Magdalena: risultano davvero interessanti e inducono a girare le pagine per saperne di più. Come d’altronde la Frank, benché al debutto, sfoggia una mano piuttosto sicura nella scrittura e nell’impianto della trama, eccedendo forse un po’ con il tono melodrammatico. Paradossalmente sono i protagonisti ad essere i meno convincenti, infatti se Jacob, come ho già scritto prima, è un tipico e riuscito maschio alpha, forte e coraggioso, non è ben chiaro perché debba perdere la testa per Isabella, che appare sciocca, banale e non particolarmente sveglia (in una certa scena ho avuto l’impulso di prenderla a padellate in faccia!), e sopportare tutto ciò che accadrà per lei. Più che un personaggio a tutto tondo, risulta esistere solo in funzione del ruolo che svolge nei confronti di Jacob e oltre ad essere talvolta irritante, la maggior parte del tempo rimane alquanto indifferente al lettore. Questo è sicuramente un difetto di molti paranormali, dove l’eroina è decisamente sottotono per far brillare l’eroe, togliendo però così un elemento vitale per l’identificazione di chi legge. Detto ciò la storia fila, anche quella amorosa, e si arriva piacevolmente alla fine del libro. Gradevole e divertente, senza entusiasmare, sicuramente prenderò i volumi che seguiranno.

lunedì 19 luglio 2010

RECENSIONE IL MIO NOME E’ PASSION (Passion) di Lisa Valdez

Prima edizione: 2005 by Berkley


Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Passione no.36, maggio 2010


Ambientazione: Inghilterra 1851 (epoca vittoriana)

Livello di sensualità: burning (estremo)

Voto/rating: 6+/10


Collegamenti ad altri libri: è il primo volume di quello che in origine doveva essere un quartetto, ma è a tutt’oggi solo un duetto così composto: 1. IL MIO NOME È PASSION (Passion ) – protagonisti Passion Elizabeth Dare e Mark Randolph Hawkmore, conte di Langley,


2. Patience – protagonisti Patience Emmalina Dare (sorella di Passion) e Matthew Morgan Hawkmore (fratello di Mark)



La giovane, bellissima e pura vedova Passion, figlia di un parroco di campagna, si trova per un paio di mesi dalla zia zitella a Londra e con lei sta visitando il Crystal Palace quando, a causa di un incidente, si trova tra le braccia di uno sconosciuto. Che le palpa il seno. Passion non protesta e si allontana, ma lui la segue. Dopo qualche sguardo e uno scambio di frasi poco urbane ed alquanto sconvenienti, in mezzo alla folla della mostra, lui le prende la mano per poggiasela sulla patta, che rischia di scoppiare a causa della sua enorme erezione. L’ingenua-in fondo mica poi tanto-Passion capisce al volo (la figlia del curato cresciuta nel timore di Dio …) e invece di ribellarsi, rimanere scandalizzata o perlomeno un poco scioccata da una situazione tanto inusuale e degradante per una donna perbene, in men che non si dica inizia a fare sesso selvaggio con lo sconosciuto dietro un grande paravento. Non importa che siano in mezzo a tanta gente in una sala pubblica, i due ci danno dentro a più non posso e la cosa li eccita a tal punto da ripetere l’impresa per altri due giorni di fila, sempre dietro al paravento, sempre con tanta gente intorno. Hanno il tempo di spogliarsi ed indulgere in tante pratiche: lui può trattarla come una sgualdrina da strada e mostrarle l’incredibile possanza del suo membro (venticinque centimetri signore mie!) di cui va tanto fiero, e lei, che ovviamente va immediatamente in adorazione di un tal fallo, si butta letteralmente in ginocchio e dà prova di essere una fellatrice di razza. Entrambi perdono la ragione: lui ha trovato una che gli fa e si fa fare di tutto, gratis, in luoghi pubblici; lei capisce che era da tutta la vita che aspettava un uomo con tali dimensioni, in grado di soddisfare la sua “fame” e la “sua sete”. Il passo dal sesso all’amore è brevissimo (?) e Passion dopo nemmeno una settimana capisce di amarlo follemente, proprio quando scopre anche che lui è Mark Randolph Hawkmore, conte di Langley fidanzato, benché a causa di un ricatto, con l’amata cugina di secondo grado. Scoppieranno drammi e tragedie prima che i due possano felicemente ricongiungersi, in tutti i sensi.


Erano anni e anni che sentivo parlare di questo libro quindi mi sono accinta a leggerlo con grande curiosità. Già le prime pagine mi hanno lasciata perplessa a causa di una infelice scelta della traduttrice, che fa parlare i protagonisti tra loro dandosi del tu anziché del voi e che usa “ciao” come saluto tra due perfetti estranei. Perplessità che è aumentata ulteriormente per il gergo che Mark usa con Passion, nemmeno fosse una battona da strada e non una signora, e che lei ricambia immediatamente senza imbarazzi o tentennamenti. Però, giunta a pagina quarantaquattro, all’ennesima menzione della vagina affamata e della quantità industriale di seme prodotta dal nostro toro da monta Mark, ho capito tutto: questo era un romanzo comico, così ho potuto continuare la lettura facendomi crasse risate. Chi mi aveva a suo tempo segnalato questo libro era la stessa persona che mi aveva consigliato Menàge di Emma Holly, uno dei miei DIK, purtroppo devo dire che qui siamo proprio su un altro pianeta. Lisa Valdez ha tentato un’operazione rischiosa, che se ben condotta avrebbe avuto risultati notevoli (come nel caso di Oltre l’innocenza della Holly), purtroppo l’eccessiva ambizione, la mancanza di adeguati mezzi espressivi e forse anche una non totale limpidezza da parte della scrittrice hanno invece prodotto risultati modesti. Trasportare di sana pianta linguaggio e situazioni crude dei contemporanei erotici in un romance storico non era facile, ancor più se dopo una prima parte semi porno, nella seconda si gioca la carta del melodramma, quasi più difficile da padroneggiare. Non solo le due parti non si integrano, ma cozzano violentemente tra loro e sembra di avere di fronte un romanzo schizofrenico: prima sesso esagerato senza scopo e linguaggio fin troppo diretto, poi lacrime a fiume, overdose di sentimentalismo e liguaggio fiorito. La prima metà e un florilegio di misure elefantesche, dialoghi da sporcaccioni, penetrazioni da martello pneumatico e orgasmi a pioggia dalla durata pressoché infinita, il che andrebbe anche bene se poi non si passasse repentinamente e incongruamente alla melassa iperomantica. I due protagonisti sembrano due macchiette anziché persone reali, come anche gli altri personaggi: lei la quasi vergine che si rivela ninfomane ed esperta del kamasutra in un battito di ciglia, lui che dovrebbe essere un maschio alpha e si dimostra un bamboccione viziato e debole. A tutti e due l’autrice appiccica una finta e leggerissima patina di sofferenza per giustificare le performances erotiche e la successiva parte drammatica, sfortunatamente risultano piuttosto inconsistenti, come i nostri eroi. In particolare lui è una delle peggiori figure maschili incontrate ultimamente, oltre ad essere debole, rabbioso e con un complesso di Edipo grande come una casa, è l’uomo che dice le cose più sbagliate nei momenti più sbagliati: mentre penetra Passion forsennatamente le dice che vuole diventare come i suoi polmoni e il suo fegato! Meno male che non sono descritti rapporti anali altrimenti che le avrebbe urlato: sì, sì, ancora, dai che sono arrivato al colon e raggiungo l’intestino tenue? Il libro non mi ha convinta, però tutto sommato è stata una lettura divertente e mi piace quando pubblicano libri controversi, tuttavia quello che mi secca è la sensazione nettissima che la Valdez abbia effettuato una furba operazione commerciale al preciso scopo di creare scalpore, tanto le lettrici di romance si comprano con poco: basta inserire qualche frase sull’amore eterno dopo una scorpacciata di sesso e il gioco è fatto. Non mi pare molto rispettoso del pubblico, così se accetto tranquillamente che si chiamino i genitali coi loro nomi non scientifici, però non mi piace che si usi il Vangelo per nobilitare una sveltina e si sovrapponga la parola sacra alla descrizione di un glande arrossato. Per ritemprare lo spirito ho ripreso in mano l’attacco di All’alba dei sogni della Kleypas, un semplice bacio che fa venire le ginocchia molli. Aridateme Lisa!

venerdì 9 luglio 2010

PERCHE’ LEGGIAMO ROMANCE

Qualche tempo fa su IO DONNA, il femminile del Corriere della Sera, c’era una bella inchiesta su donne e lettura, i cui risultati erano almeno parzialmente scontati, ovvero che nel nostro paese si legge pochissimo, ma i pochi che lo fanno sono in maggioranza donne. Per noi lettrici non è affatto una novità, basta guardarsi attorno per strada o in metropolitana o sugli autobus: l’ottanta percento di chi legge è di sesso femminile, come chi affolla librerie e festival letterari. Nonostante questa realtà sia stata finalmente, ma faticosamente riconosciuta, molta strada rimane ancora da percorrere, infatti né qui né altrove ho trovato menzionato, se non fuggevolmente, quello che di fatto, cifre alla mano, è il genere più venduto nel mondo: il romance in tutte le sue declinazioni. Ufficialmente non esiste, è un fantasma letterario equiparabile, al massimo, a quei giornalacci con in copertina coppie vip beccate nude o in lascivi abbracci in qualche località esotica. Peggio ancora, se lo si legge bisogna risolutamente negare di farlo, pena l’ostracismo sociale. Bisogna vergognarsi e leggerlo di nascosto da mariti, compagni o fidanzati che magari aprono un solo libro all' anno ma sono prontissimi a darti della donnetta se ti trovano un romance in borsa. E non bisogna neppure fidarsi di amici e conoscenti, pronti a rivolgerti un sorrisetto di sprezzante superiorità non appena ti scoprono con un romanzo rosa in mano. L’editoria in quanto a snobismo segue l’ambiente intellettuale, e quella “robetta “ non la considerano nemmeno. D’altronde il romance è un genere destinato alle donne e prodotto dalle donne, le quali, si sa, contano e vengono prese meno in considerazione degli uomini. Ciononostante il romance vive e prospera sempre più, guadagnando pubblico e consensi anche dalla critica, perlomeno all’estero e invece di conoscere crisi si rafforza. Sarebbe forse interessante per gli uomini e gli editori conoscere quale siano la ragioni dietro ad un successo così straordinario e duraturo, anche perché molto rivelatore di sogni e desideri delle donne. Qualcuno, dispregiativamente, ha in passato definito il romance come pornografia per donne. Sebbene questo non sia corretto, il paragone di fondo non è ingiustificato: come la pornografia, che a noi donne piaccia o no, risponde ad un profondo bisogno maschile, così il romance risponde ad un profondo bisogno femminile. E come, incredibilmente, al giorno d’oggi la pornografia è rispettata e riconosciuta, tanto da essere addirittura definita arte in diversi ambiti, incluso quello letterario, sarebbe bello se il romance ricevesse lo stesso trattamento, invece che essere sempre considerato di livello inferiore e con esso le sue numerosissime lettrici. Le quali, per la cronaca, sono varie e variegate, e non quelle macchiette di casalinghe ignoranti e frustrate che a molti farebbe comodo dipingere. Tuttavia, quale che sia la loro professione, il loro stato civile o il loro grado di istruzione, le fanatiche del romance hanno in comune fantasie segrete e potenti, che resistono ai cambiamenti più radicali della società. Fantasie connaturate all’animo femminile che risultano simili ai quattro angoli del globo e che benché a volte inconfessabili, non sono per questo meno intense. Inizierò oggi ad elencarne alcune:

 
a) Le donne, sotto sotto amano i clichees e i ruoli chiari: che la donna faccia la donna e l’uomo l’uomo. Solo così esse trovano la loro giusta collocazione e la giusta direzione (leggi la conferma della loro femminilità) in un mondo che diventa sempre più confuso. Difatti non capiterà mai che l’eroe tradisca l’eroina con un uomo o con un travestito.

b) Non importa quanto emancipata e libertina una donna possa essere, nel suo cuore sogna sempre il principe azzurro, quell’uomo unico e insuperabile che la faccia sentire speciale, sicura e protetta da tutti e da tutto. La donna vuole essere dipendente a tutti gli effetti anche se in realtà non lo è e afferma di non volerlo essere. In verità vorrebbe un uomo che si sobbarcasse il peso enorme della vita quotidiana, che come è noto, ricade invece principalmente sulle donne. La donna vagheggia davvero di posare il capo sulla spalla forte del principe che si prenderà cura di lei e le risolverà tutto.

c) Il principe azzurro, oltre a proteggersi e a farsi carico della donna totalmente, ha anche un altro pregio, ovvero sceglie l’eroina e la eleva sopra tutte le altre donne e questo è fondamentale. Le donne sono molto competitive le une con le altre e passano la vita a confrontarsi e se necessario sbranarsi tra loro. Anziché rompere il circolo vizioso della competitività e dell’invidia e dedicarsi alla sorellanza, in cuor suo la donna gioisce nel primeggiare sulle altre attraverso l’eroe di turno e così facendo si sente realizzata.

d) Poiché in moltissimi casi le donne non hanno alcun potere effettivo, socialmente, intellettualmente e politicamente, l’unico ambito che rimane loro è quello affettivo: l’amore è il regno di cui loro sono sovrane e in cui trionfano sempre, non per nulla i romance han sempre un lieto fine. Al contrario della realtà in cui spessissimo, purtroppo, la fine è nera.

e) Le donne sono affamate di affetto. Non importano i progressi fatti, le donne hanno un autostima nettamente inferiore a quella maschile e sono sempre bisognose di continue rassicurazioni. Il romance fornisce un’enorme iniezione di fiducia, poiché i protagonisti maschili riempiono l’amata di complimenti e gratificazioni di ogni tipo e le inondano di un amore appassionato e perenne. Mentre gli uomini reali nemmeno notano se ti sei tagliata i capelli alla maschietta e li hai tinti di un colore diverso.
 

giovedì 1 luglio 2010

RECENSIONE IL LORD DEL MISTERO (To Love a Dark Lord) di Anne Stuart

Prima edizione: 1994 by Avon Books



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Emozioni no.17, maggio 2010

Ambientazione: Inghilterra/Irlanda 1775


Livello di sensualità: hot (bollente)


Voto/rating: 7,5/10



Immaginate un buio fitto, un’oscurità impenetrabile, ogni assenza di vita e di colore. Immaginate, se vi è possibile, il nulla. E se non ci riuscite, pensate a quanto di più vicino possibile a quelle tenebre esista. Ecco, questo è ciò che troverete dentro quel recipiente, chiamato incongruamente anima, di James Killoran. Le cose forse hanno un’anima, così come certamente l’hanno gli animali e molte persone, ma non tutte. James Killoran, a quanto pare, è fra queste ultime. Se mai avesse un'anima la venderebbe al diavolo, non tanto per vil denaro, quanto per provare qualcosa, oltre alla noia assoluta che lo attanaglia. Nessun eccesso o gozzoviglia riesce a strapparlo da questo torpore, così che quando casualmente, in una locanda, incontra una giovane che ha appena ucciso lo zio, se ne assume la colpa, non come gesto cavalleresco, ma per farsi due risate.

Emma Langolet bella e ricca ereditiera orfana, cresciuta con privazioni, rinunce e preghiere dal libidinoso zio e dalla severissima quanto avida cugina, non riesce a comprendere se deve sentirsi più turbata per aver tolto la vita allo zio, peraltro per legittima difesa dato che lui intendeva assassinarla onde impossessarsi della sua eredità, o per essere stata salvata da un gentiluomo splendido quanto chiaramente perfido e con tali assurde motivazioni. Forse Emma non è così buona come ritiene di essere, poiché il sangue che le macchia le mani non la sconvolge come dovrebbe e il suo senso di colpa è pressoché inesistente. Peggio ancora, dopo che Killoran le ha procurato un lavoro come governante, lei tenterà nuovamente di ammazzare un altro maschio in preda a raptus ormonale. Fortunatamente non ci riuscirà, ma Killoran verrà nuovamente in suo soccorso, questa volta chiedendole un congruo prezzo: divenire il mezzo attraverso il quale ottenere vendetta. Difatti oramai nella vita decadente e dissoluta di James non c’è nient’altro, né il sesso, né il potere o la ricchezza lo coinvolgono o lo emozionano, solo il desiderio di vendetta lo fa pulsare, avvolgendo come la carne di una donna innamorata. E ad essa è pronto a sacrificare tutto o quasi. Anche quel bocciolo delicatissimo e fragilissimo che è il legame con Emma, un regalo inatteso, e non voluto, del destino.



La trama di questo romanzo, come nello stile della Stuart, presenta diversi ed interessanti personaggi di contorno, benissimo tratteggiati e un intersecarsi di vicende primarie e secondarie, fino ad un finale decisamente più forte e convincente dell’inizio. Quasi nessuno è veramente innocente, però in compenso di cattivi e perfidi ce n’è a bizzeffe ed è questo il punto di forza del libro. Questo e Killoran, che da solo varrebbe la lettura. Un bastardo, infingardo, scellerato e infame come pochi. Insensibile, egoista, egocentrico, manipolatore e opportunista. Un eroe nero e torbido, che non si redimerà nemmeno alla fine. Un maschio che non vi chiederà scusa e che non ve ne risparmierà una. Che vi farà soffrire e vi sfrutterà per i suoi scopi, per poi abbandonarvi al vostro destino. Ma nel frattempo vi farà piangere e sospirare e gemere, nonché raggiungere l’estasi. Insomma, in poche parole, assolutamente meraviglioso. Killoran è al di là del male, in una specie di cono d’ombra dello spirito dove c’è l’assenza di tutto e il timore di nulla, ma anche dove la zona di luce è pericolosamente vicina. Su questo confine sottile gioca principalmente ed abilmente la Stuart, ovvero sul farci intravvedere che dopotutto Killoran non è totalmente malvagio e che potrebbe essere salvato dalla donna giusta. E noi, come la povera Emma, tiriamo fuori dall’armadio la nostra divisa da crocerossina e ci buttiamo nell’impresa, convinte che sì, ce la faremo. Emma forse ce la farà, noi di certo no, purtroppo la lettura terminerà con la certezza che se questi uomini nella vita reale ci avrebbero già spinto ad atti inconsulti, tuttavia nella finzione risultano estremamente affascinanti. Nonostante la grande ed indubbia bravura della scrittrice, specie nei dialoghi, ed alcune scene davvero magiche (come la partita a carte), i meriti del romanzo a mio avviso terminano qui. La trama è piuttosto incredibile e forzata in diversi punti, situazioni e personaggi sembrano spesso schematici e tipici di un impianto romance di qualche tempo fa e soprattutto Emma non è assolutamente un’eroina degna di Killoran. E’ pur vero che Killoran sovrasta tutti di parecchie spanne, ma Emma risulta scialba, poco interessante e debole per stare alla pari con lui. Onestamente non mi è chiaro quali siano le qualità, tanto in positivo che in negativo, della giovane che dovrebbero indurre un tipo come Killoran a capitolare e ciò fa perdere parecchi punti al libro. Come anche il fatto che la Stuart ci ripeta come siano i personaggi, piuttosto che mostrarcelo. In conclusione un libro di atmosfera, poco rassicurante con un protagonista fenomenale, che da solo si meriterebbe un 12 come voto.

In coda a questa recensione vorrei dedicare due righe alla sospensione della collana Emozioni, di cui questo sarebbe quindi l’ultimo volume. Non conosciamo le ragioni che hanno portato a questa decisione, ma spero vivamente che la Mondadori ci ripensi e si accorga di aver preso un abbaglio. Per tutte noi questa collana è nata quest’estate con Simply Perfect di Mary Balogh e subito è stata amata quasi incondizionatamente dalle lettrici, nonostante la difficoltà di reperibilità. Grandi autrici, grandi romanzi in versione integrale, belle copertine, carta ed impaginazione raffinate. Ci avete fatto sognare, ci avete fatto sentire delle lettrici si serie A: non portateci via tutto questo.

giovedì 17 giugno 2010

RECENSIONE SARA’ MAGIA (Uncertain Magic) di Laura Kinsale

Prima edizione: 1987 by Avon Books



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Emozioni no.16, aprile 2010


Ambientazione: Inghilterra/Irlanda 1797


Livello di sensualità: hot (bollente)


Voto/rating: 8+/10






Ci sono confini che varchiamo nonostante migliaia di soldati, altri, i nostri, non li varchiamo mai. Le nostre paure e i nostri limiti ci spaventano più che un intero esercito. Ciò che non possiamo modificare, e che non siamo in grado di accettare, ci consuma dentro senza sosta. Si possono cambiare tante cose con la volontà e con la lotta, ma molte ingiustizie no, e proprio quelle, le più pesanti ed a volte terribili, dobbiamo in un modo o nell’altro apprendere come sopportarle. Per alcuni sarà la disgrazia di essere nato nel luogo e nella classe sociale sbagliata, per altri l’esser costretti a subire continue angherie senza potersi ribellare o perlomeno rendere pan per focaccia, per certuni ancora l’impossibilità di essere normali e mescolarsi con gli altri. Roderica Delamore non conosce la quiete assoluta, o il poter guardare qualcuno negli occhi senza che questi ritragga i propri a disagio; non sa che significhi essere accettata, sentire che qualcuno non solo cerca la sua compagnia, ma si trova bene vicino a lei. Al suo apparire la gente si divide come la acque del Mar Rosso, lasciandola sola e con la testa e il corpo invasa dagli altri. Roderica, Roddy, infatti ha un dono splendido e spaventoso al contempo: percepisce i pensieri e le emozioni di chi le sta accanto, siano essi umani od animali. Non ci sono segreti per lei, soprattutto e purtroppo per la sua famiglia che, benché la ami a modo suo e stoicamente tolleri questa “maledizione” che si manifesta nei propri membri di sesso femminile, in fondo la teme e sarebbe sollevata di non averla più intorno. Roddy, dal canto suo, sogna di liberarsi di questa capacità e avere un’esistenza almeno un poco comune: un marito e dei figli, un traguardo scontato e banale per molte donne, non per lei tuttavia. Il fato è in ascolto e risponderà alle sue preghiere in modo efficace: mettendo sulla sua strada un uomo bello, misterioso e dalla famigerata reputazione di depravato: Faelan Savigar, conte di Iveragh. Anche di fronte a Iveragh la gente si scosta e fugge disgustata, cercando di evitarne la presenza in tutti i modi. Un reietto, come lei. Un diverso, come lei. E l’unica persona di cui non riesce ad ascoltare i pensieri. Il silenzio, finalmente. L’opposizione di parenti ed amici non dissuaderà Roddy dallo sposare Faelan, solo con lui è convinta di avere una minima prospettiva di tranquillità. Un matrimonio di convenienza per entrambi: lei avrà un’esistenza lontana da suoi, lui i soldi per pagare gli ingenti debiti della sua proprietà in rovina in Irlanda. O forse no, forse tutti e due si sono riconosciuti l’uno nell’altra con una semplice occhiata, forse i loro corpi hanno ammesso, ancor prima della ragione, di aver trovato l’unica metà accettabile, quella in grado di completarli. Due quasi estranei che dovranno imparare a conoscersi e a permettere a loro stessi di amarsi, ancor prima di amare l’altro.



Sarà magia ha un inizio folgorante, ovvero la descrizione tesa e intensa del cuore di uno stallone che mentre sta correndo una gara, comincia ad avvertire forti spasmi e che tuttavia non smette di galoppare. Mentre i crampi gli invadono ogni fibra del corpo e il dolore rischia di schiantarlo, lui continua a correre e correre, sempre più forte, senza fermarsi, indomito e tenace, pronto a tagliare il traguardo e a vincere, per non deludere chi lo sta montando. Anche a costo della sua stessa vita. Per un attimo anch’io, come Roddy, sono stata dentro quel cavallo e ho tremato con lui e patito le sue sofferenze, paventando che il mio cuore si spezzasse. Basterebbe solo questa scena, queste poche pagine per consegnare Laura Kinsale nell’Olimpo delle grandi autrici, quella scrittrici di razza che ti trascinano nel mondo da loro creato e ti ammaliano con la potenza, l’eleganza, la raffinatezza di una prosa che è quella di chi ha veramente talento, della letteratura con la L maiuscola. Un’autrice che incidentalmente scrive romance, col rischio di essere forse troppo raffinata per palati che magari, a volte, preferiscono di gran lunga personaggi, trame e una scrittura più elementari. Autrici come Laura Kinsale sono la ragione per cui leggo, e con fierezza romance, mentre altre mi imbarazzano decisamente. Questo romanzo è davvero magico, ti rapisce dall’incipit riuscendo in due imprese difficilissime: fondere naturalmente e credibilmente elementi realistici e soprannaturali, mantenendo incertezza e mistero fino all’ultimo e regalarci uno splendido, virile, caldo, meraviglioso e seducente eroe, mostrandocelo solo dal punto di vista di Roddy. Il libro infatti è tutto narrato dalla prospettiva della protagonista, ma incredibilmente la figura di Faelan non ne soffre affatto, perché la Kinsale è bravissima a presentarcelo attraverso le sue azioni, anziché descriverlo attraverso i suoi pensieri. Ci viene detto come è realmente, non ciò che si dice di lui, errore di molti, troppo romanzi. Insieme a Roddy lo scopriamo e lo capiamo man mano che le pagine avanzano, partecipando dei suoi dilemmi, dei suoi dubbi, del suo desiderio per il marito, come della voglia di abbandonarsi a un sentimento che aveva sempre ritenuto le fosse precluso. Come sempre per il tramite di lei, siamo in grado di vedere i tanti e sottili cambiamenti che avvengono in Faelan. Se Roderica è una ragazza ben più saggia della propria età, profonda, rassegnata ma anche generosa, aperta, pragmatica e affamata di passione, altresì Faelan è così abituato ad essere respinto, accusato e disprezzato, che nemmeno la sua carriera di seduttore è oramai capace di smuovere nulla dentro di lui. Il loro amore istintivo li porterà a confrontarsi coi lati più bui di loro stessi, quella zona talmente oscura che tutti preferiremmo ignorare, a nutrire e realizzare sogni a lungo repressi, a comprendere che l’unica vera ricchezza che abbiamo è la stima e la fiducia incondizionata di chi ci ama veramente. La maturazione, intrecciata alla storia drammatica e tragica dell’Irlanda, terza protagonista della del libro, sarà dolorosa e lunga sia per Roddy che per Faelan e quando si diranno “ti amo” non saranno una vuota e facile frase, bensì ottenuta pagando un prezzo alto, perché la felicità e l’amore vero, costano sempre e molto, altrimenti sono solo una pallida imitazione del sentimento. La Kinsale ci ricorda anche che il mondo intorno a noi vibra e pulsa, che non tutto può essere spiegato con la logica e che la nostra anima, in positivo o in negativo, è l’arma o la risorsa più potente che abbiamo.



Un romanzo appassionante ed emozionante, che commuove e fa riflettere e non pare certo scritto la bellezza di ventitré anni fa, (se confrontato con la roba che usciva negli anni ottanta, questo è un capolavoro assoluto) anzi è tuttora avanti rispetto a molti libri che escono ai giorni nostri, per i temi che tratta, per come li tratta, e per la forza dei suoi protagonisti. Allora perché non dargli un bel 9? Il finale è troppo veloce e scioglie solo parzialmente certi importanti nodi della storia, che meritavano una maggiore attenzione, invece assorbita inutilmente dalla rivolta irlandese e in alcuni punti Roddy, che in genere sostiene incondizionatamente il marito, è pronta a credere, senza dubbio alcuno e senza concedergli un contraddittorio, il peggio di lui. Ora, pur se questo è nella realtà, oggi come all’epoca, un atteggiamento diffuso tra molta gente, che senza elementi e con estrema arroganza, aggredisce ed impone agli altri i propri pregiudizi, nella finzione risulta fastidioso e stonato riguardo alla figura di Roddy, altrimenti molto equilibrata, trasformandola in una ragazzina petulante ed ottusa, quale lei non è. Però se avessi letto questo volume nel 1987, gli avrei dato un 11.

mercoledì 2 giugno 2010

RECENSIONE L’AMANTE DELLE TENEBRE (The Companion) di Susan Squires

Prima edizione: 2004 by St. Martin’s Press



Edito in Italia da: Mondadori, I Romanzi Dark Passion no.1, aprile 2010


Ambientazione: regency, Egitto/Inghilterra 1818


Livello di sensualità: warm (caldo)

Voto/rating: 7,5/10

Collegamenti ad altri libri: primo volume, in ordine consigliato di lettura, della composita serie denominata appunto The Companion di cui questi sono i principali romanzi:

1 - L'AMANTE DELLE TENEBRE (The Companion) (1818) – protagonisti Ian Rufford e Elizabeth Rochewell

2 - The Hunger (1811) - protagonisti Beatrix Lisse e John Staunton, conte di Langley

3 - The Burning (1820) - protagonisti Stephan Sincai e Ann Van Helsing

4 - One with the Night (1821) - protagonisti Callan Kilkenny e Jane Blundell

5 - One with the Shadows (1821) - protagonisti Gian Urbano e Kate Sheridan

6 - One with the Darkness (timetravel: Inghilterra, 1821 - antica Roma) - protagonisti la contessa Donatella Margherita di Poliziano e Jergan

7 - Time for Eternity (timetravel: Francia, 1794 - America, giorni nostri) - protagonisti Frankie Suchet e Henri Foucault – questo romanzo appartiene anche alla serie “Da Vinci“.


Sole, sabbia, sudore. E rovine sepolte, deserti infiniti, oasi introvabili. Carovane interminabili, cammelli pulciosi. Marce stremanti, frustate sferzanti. Piedi che sanguinano, corpi, che cedono Un calore ustionante, una sete insaziabile. Questo è quello che per due interi anni conosce Ian Rufford, una volta sfaccendato e gaudente gentiluomo inglese, ora schiavo senza nome e senza identità il cui unico scopo è sopravvivere alla giornata senza troppe ferite. Salvo e libero per miracolo, Ian viene trovato e soccorso dai connazionali di una base militare e sogna di poter tornare in Patria per dimenticare il terribile incubo che ha vissuto e rifarsi una vita. Purtroppo anche se non porta più le catene, Ian è più prigioniero di prima. Un nemico insidioso e mortale si annida dentro di lui, un compagno indesiderato che però è anche la vita stessa che lo anima, un compagno che lo rende inumano ma da cui è impossibile separarsi.

Anche la vita di Elizabeth Rochewell si è svolta tra sole, sabbia, sudore, carovane e rovine. Il padre archeologo l’ha trascinata con lui fin da quando era poco più che una bambina. Per lei non esiste altro modo di vivere e quando il padre muore, a causa di un incidente durante una spedizione, Beth si sente orfana due volte: del genitore e della possibilità di continuare con l’unica esistenza che conosce e ama. Senza più un uomo a proteggerla, Beth dovrà andare dai parenti del padre in Inghilterra, e trasformarsi in qualcosa che non è in un mondo che conosce appena. Una sciocca ragazza interessata solo a vestiti, famiglia e frivolezze in una nazione fredda e piovosa. Lei che è una donna intelligente, colta, indipendente. Incapace di ipocrisia e amante dell’avventura. Lei che è bassa, scura e poco attraente come la madre egiziana. Una mezzosangue che si sente a proprio agio solo quando è alla ricerca di antichità, col sole a picco che le incombe sulla testa e il fuoco che le scorre nelle vene per l’eccitazione della scoperta. Sul ponte della nave che li sta riportando in Inghilterra, Ian e Beth, due solitudini, due angosce, si incontreranno, si scontreranno e impareranno infine a conoscersi, svelandosi l’uno all’altra, oltre i pregiudizi e le paure. Oltre l’impensabile. Trovando forse, nella loro unione, l’unica possibilità di salvezza dai propri demoni.



La nuova collana della Mondadori non poteva avere inizio migliore e più azzeccato. Un libro dalle atmosfere gotiche da cui è difficile staccarsi una volta iniziata la lettura. Avevo deciso di leggere per primo il libro della Dodd, ma una volta cominciato questo romanzo, sono stata rapita dalla storia. La lenta rivelazione delle vicissitudini di Ian e della sua trasformazione mi hanno appassionata e commossa, perché il male che lui si trova a combattere, per quanto prima di controvoglia e poi consapevolmente, non è solo esterno, ma prima di tutto interno. Le sue debolezze, i suoi vizi e la sua incapacità a conviverci, erano già presenti prima del cambiamento, solo che Ian li reprimeva e si girava dall’altra parte senza affrontarli. Similmente Beth, che pure è intrepida, quando si tratta di sé stessa e delle proprie passioni, diviene codarda, in parte per timore dell’ostracismo di una società che vuole le donne solo mogli e madri sottomesse, in parte per la paura di assumersi la responsabilità dei propri desideri. Incrociare Ian la obbligherà a fare i conti coi segreti della sua anima e coi reali rischi che si corrono quando si cerca di realizzare le proprie ambizioni più profonde, ovvero una terribile disfatta, ma anche la possibilità della riuscita e del peso che questa comporta. Ian, eroe suo malgrado, dimostrerà una forza morale che lui stesso non sospettava di possedere e la sua battaglia contro il Compagno gli farà realizzare che forse, anche dal male e dalla disgrazia, possono nascere l’amore e la vita. Una coppia quella dei protagonisti, tra le più belle ed interessati di questi ultimi mesi, dove sia l’eroe che l’eroina sono intensi alla stessa maniera, sollecitando la nostra identificazione ora con l’uno ora con l’altra. Forse l'unico neo di questo romanzo è quello di non aver dedicato maggior spazio alla storia d'amore, che a volte passa in secondo piano rispetto al resto. La Squires scrive benissimo, con uno stile sobrio ma piuttosto evocativo e con un essenziale senso del ritmo che è fondamentale per trame di questo tipo. Attendo con ansia un nuovo volume di questa serie e lo consiglio a tutte tranne alle allergiche al paranormale.